STRADE

Cattura

Non voglio andarci piano

voglio andare lontano

a rischio schianto sulla superstrada
tra gli schiaffi del vento e te accanto
Partire in quarta grattando l’asfalto
la polvere al cielo e la musica a palla
Non c’è un secondo da buttare all’aria
ti mando giù come uno shot di tequila
Andiamo a ballare in riva all’oceano
che scegli tu.

E se la morte è l’unica cosa certa
allora godiamo come se non ci fosse un domani 
Quanto avrei voluto conoscerti una vita fa, 
per affrontare i giorni senza soffrirne i danni
Quanto tempo ho speso a cercarti 
ma poi ti ho trovato, perciò chiudi gli occhi 
buttami giù come uno shot di tequila 
Finché non è mattina 
Finché non è morte 
Finché sarai tu a farmi la corte
E a dedicarmi queste esatte parole.

 

ASCOLTA CON ME – PASSIVE AGGRESSIVE -Placebo 

 

YOUR NAME

”Ovunque tu possa essere nel mondo, verrò a cercarti”

your name

Quest’anime mi ha fatto 1)piangere, un sacco, 2)vergognare delle mie scrauze storie ”d’amore”. La storia, commovente e intima, ricalca il mito del filo rosso che unisce due persone destinate ad appartenersi, poco importa dello spazio tempo quando è il fato a decidere (un fato che sappia assolvere al suo dovere, però, perché se poi è rincojonito come il mio allora stamo freschi).

Taki è un giovane di Tokyo che studia e lavora nella metropoli sempre in movimento, dove le persone a stento si guardano negli occhi. Mitsuha invece vive sulle sponde del lago in una cittadina circondata da meravigliosi paesaggi, dove la vita scorre lenta e monotona, scandita da tradizioni di un Giappone antico, rimasto quasi cristallizzato; inutile dire che il sogno di Mitsuha è quello di vivere nella grande città e vestire i panni di un ragazzo dalla vita interessante e movimentata.

Detto fatto: per un qualche motivo i due iniziano a svegliarsi l’una nel corpo dell’altra portando una certa dose di scompiglio nelle rispettive vite, e poiché lo scambio è casuale iniziano a comunicare tra loro lasciando in giro messaggi (”qual è il tuo nome”, ”tu chi sei”), scrivendosi addosso e sui quaderni cosicché, al risveglio di quello che sembra a conti fatti un sogno, possano ricordare.

Gli scambi cessano all’improvviso, lo stesso giorno in cui Mitsuha partecipa a un festival organizzato in occasione del passaggio di una cometa, e Taki decide di andarla a cercare quando si accorge di non riuscire a entrare in nessun modo in contatto con lei.
Il ragazzo viaggia alla cieca, senza conoscere il nome né la geografia esatta del paese che ha disegnato con dovizia di dettagli, sforzandosi di ricordare i paesaggi e conservando le sensazioni vissute durante lo scambio di corpo con Mitsuha. Quando lo trova, però, scopre che la ridente cittadina di Itomori -questo il nome- è stata rasa al suolo dal passaggio di una cometa, la stessa di cui parlava la ragazza e Taki aveva osservato dal terrazzo di casa sua: Mitsuha è morta insieme alla sua famiglia, e da qui si scopre che le linee temporali sono sfalsate di tre anni.

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Il passaggio della cometa che distrugge Itomori 

I due riescono a scambiarsi un’ultima volta tornando al giorno dell’impatto, e Taki aiuta Mitsuha a mettere in salvo il paese evitando in parte la tragedia. Il prezzo da pagare è dimenticare il nome dell’altro/a, perché al momento di scriverselo a vicenda sulla mano Mitsuha sparisce e Taki le lascia scritto ”Ti amo” (smocciolerete male, sappiatelo).

Your Name è una storia incentrata sul tempo e il destino, sul filo rosso che lei indossa tra i capelli e lui al polso, un costante dimenticare e ricordare attraverso sensazioni e stati d’animo che là fuori c’è qualcuno ad aspettarli. La sensazione costante di ricerca accompagna Taki anche a distanza di anni, otto per la precisione, mentre colleziona colloqui di lavoro e continua a disegnare la cittadina sul lago, a sentirsi legato inspiegabilmente a quel posto dove non ha mai messo piede e non conosce nessuno.

Fin quando, un giorno, lui e Mitsuha incrociano lo sguardo per un attimo su due treni diversi e si ritrovano: a quel punto non resta che chiedere ‘qual è il tuo nome’, anche se entrambi hanno già capito chi è l’altro/a, consapevoli di aver finalmente ricongiunto i capi del filo rosso.

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Oltre alla storia interessante, Your Name vanta un’animazione sbalorditiva specie dal punto di vista paesaggistico, mostrando un’istantanea del Giappone più puro, quello immerso nella natura e nelle tradizioni di templi shintoisti, rituali, sakè. I personaggi toccano il cuore con le loro reazioni realistiche, come la sorpresa di svegliarsi nei panni del sesso opposto e ritrovarsi commosso a toccarsi le tette (lui) e imbarazzata persino nel fare la pipì (lei). Un racconto delicato e poetico sull’amore CHE NON ESISTEEEHHH, fatta eccezione forse per pochi eletti al mondo, ma che vi regalerà quel grammo di speranza necessaria per dare fiducia all’ennesimo match su Tinder.

La morale è che se siamo destinati a incontrarci accadrà e non c’è cometa, distanza o arteriosclerosi che tenga. Dovrei ricordarmelo invece di lanciarmi in storie tormentate perché io sto a Talenti e il cojone di turno a Roma Sud, e col filo rosso al massimo me ce posso strozzà.

YOUR NAME TRAILER: 

ESSERE JOHN MALKOVICH- w/ Spoiler

Un old but gold scoperto con solo 21 anni di ritardo, bella pe me

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Nonostante sia un film del 1999 (quando avevo solo 11 anni, Dio santo come ho fatto a ridurmi così?) non l’avevo mai visto, anzi, nella mia testa ero convinta si trattasse di una commediola romantica di quelle che mi stanno sulle balle come poche cose sulla faccia della Terra.

Invece no, questo film ha tutto ciò che chiederei a un film se potessi stilare la lista delle cose che mi piacciono e buttarcele dentro senza nessun tipo di senso logico: assurdità a profusione, personaggi bizzarri, dialoghi sul filo della demenza, flashback con scimmie, pappagalli, marionette, passaggi segreti e vecchiacci arrapati.

Craig, il protagonista, è un pirletti con la passione per le marionette; il guaio è che sarebbe pure bravino se non avesse quella faccia da pervertito che gira nei parchi pubblici in impermeabile che insomma, allontana bambini, adulti e qualunque forma di vita senziente. È sposato con Lotte ma si innamora di Maxine, collega di lavoro faiga ma stronza che attira le attenzioni di entrambi i coniugi, che da qui in poi passeranno tutto il film cercando di accoppiarsi con lei attraverso l’occupazione abusiva del corpo dell’attore John Malkovich.

Nell’ufficio dove lavora Craig c’è infatti una porticina segreta che conduce nella testa di John Malkovich e Craig condivide questa magica scoperta con Lotte: bisogna premettere che Lotte è una donna sessualmente confusa, vuole essere uomo o trans, non s’è ben capito, s’è capito solo che vuole trombarsi Maxine ma quella acconsente esclusivamente con la mediazione del corpo di John Malkovich. Così ‘ste due copulano usando quel malcapitato di Malkovich come guanto da forno mentre Craig si dispera in un angolo perché la moglie gli ha rubato la donna (ma come se fa).

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Espressione sveglia mode: ON 

Fin qui la trama è una figata e la cosa migliore è che resta tale fino alla fine, mettendo in scena un teatro dell’assurdo basato su un conflitto di identità dove tutti i personaggi affermano se stessi attraverso l’altro, in questo caso John Malkovich che fa da tramite tra la loro insicurezza e la smania di realizzazione personale. Lotte e Maxine si amano solo attraverso lui ed è grazie a un continuo rubarsi il ‘contenitore’ a vicenda che infine Craig si appropria di Malkovich come fosse una marionetta, fino a raggiungere l’agognato successo convertendo l’attore a burattinaio per sfruttare la sua fama già consolidata.

Finalmente non ha più la faccia da pirla pervertito e così può godersi la fama e la ricchezza insieme a Maxine, che da brava arrampicatrice sociale ha scelto di restare con lui nonostante non lo ami, anzi, sia ancora emotivamente legata a Lotte con la quale condivide il figlio che tiene in grembo (concepito mentre Lotte era nel corpo di John).

Che meraviglia questo John ridotto a un mero pupazzo -marionetta-, perfetto per raggiungere la felicità che ti viene negata quando hai la faccia da cojone come Craig o una vagina al posto del pene come Lotte!
Riflessione affascinante sapientemente mescolata a una trama a tratti WTF, da guardare se siete alla ricerca di un film leggero e originale (anche se forse ero rimasta l’unica a non conoscerlo fino a qualche giorno fa).

cr
Prega, va

VOTO: 8/10
Voi chi vorreste essere se poteste entrare nella testa di qualcuno?Io sono indecisa tra Maccio Capatonda e Vladi, l’omino delle suonerie (soprattutto per controllare che sia vivo poveraccio, visto che nessuno sa quale infame fine abbia fatto dopo che internet gli ha fottuto il lavoro) 😦

Trailer di ESSERE JOHN MALKOVICH (Spike Jonze, 1999)