Torna a grande richiesta (*vecchie afone che intonano Osanna senza l’ausilio della chitarra in chiesa*) la rubrica ”Shitty Review”, pensata per non aiutarvi a decidere se comprare o meno il libro tal dei tali.
Per scoprire l’interessante (EHHH) genesi di questa rubrica sbomballante clicca qui.
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”Ecco, mi accingo a criticare Donna Tartt, la mia lapidazione è forse vicina ma francamente me ne infischio. La narrazione è più lenta di una tartaruga in hangover, più incartata del leggendario motorino scassato di mio zio Dgianni (la d è muta) che per avviarlo e arrivare a destinazione in tempo bisognava uscì da casa il giorno prima.
Parole pompose per spiegare concetti stupidi, probabilmente per renderli incomprensibili a noi miseri mortali impegnati nella lettura; personaggi non simpatici, non antipatici, assolutamente neutri, troppo fastidiosi e saccenti per ritrovarsi tutti nella stessa storia. Sto libro c’ha 622 pagine ma se poteva risolve tutto in 62, che forse erano pure troppe.
Però…
M’ha preso. Come quando m’intrippo a guardare i video dei pinguini in marcia su Youtube alle 3 di mattina, o me pijo na scuffia per il mezzo cesso di turno.
Ho letto tutto sto mattone senza provare il bisogno di spaccarmelo in testa e l’ho consumato leggendolo tra una pausa e l’altra, persino mentre la gente mi pestava i piedi in metro. Ottimo come strumento di difesa personale, volendo, visto il peso specifico di 8 kg circa”.
Donna Tartt ha un nome che mi fa ride perché mi ricorda le tartine, e poi Donna boh, è come chiamare un cane Cane o un gatto Gatto (e sticazzi della colazione da Tiffany, rimane un nome demmerda e privo di qualsivoglia originalità). Perché non esiste il corrispettivo maschile del nome Donna?
Famo così, se mai c’avrò un gatto lo chiamo Uomo, e il mio prossimo fidanzato Cane.
Così l’equilibrio nella Forza verrà finalmente ripristinato.